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Sharing Economy in Italia: l’utente al centro di un processo di ridefinizione

23 Dicembre 2015

La Sharing Economy si ridefinisce e si struttura. E’ quanto è emerso lo scorso 9 e 10 Novembre a Sharitaly, l’evento organizzato da Collaboriamo e TRAILab, a Milano. TNS, istituto di ricerche di mercato leader nel mondo, ha partecipato attivamente al confronto, con alcuni insight provenienti da uno studio esclusivo sul fenomeno.
“In Italia, i Servizi di condivisione sono conosciuti dal 70% degli intervistati ed utilizzati dal 25%: circa 1 milione di individui in più dell’anno precedente”– ha detto Federico Capeci, Chief Digital Officer & CEO Italia, TNS.
L‘utilizzo di queste tipologie di servizi di condivisione è abbastanza trasversale, con punte naturalmente fra i più giovani: i Millennials. Hanno una forte sensibilità ai fenomeni di peer-economy e sono molto vicini e confident verso l’online ed i pari: all’interno degli utilizzatori, il 46% è costituito da italiani fra i 18-34 anni. Sono vicini al digitale ed hanno valorizzato da subito i nuovi servizi disponibili.
Ma quali sono le motivazioni sottostanti l’uso? La crisi ha sicuramente sostenuto e dato visibilità a ai nuovi modelli di business in condivisione e la motivazione di “saving”, menzionata dal 41% resta la principale. E’ seguita da quella “esperienziale”, che si sostanzia come innovatrice ed intelligente (39%), oltre che apprezzata risposta al consumismo (33%).
E non solo: sono valori importanti i legami sociali, il valore della fiducia verificata, il “feedback” ed i commenti che danno affidabilità al servizio/all’utente in sharing, come succede per le piattaforme di condivisione della mobilità o dell’accomodation.
La prospettiva poi, è ancora di crescita: 4 intervistati su 10 che oggi non sono ancora utilizzatori (45% degli intervistati) sono propensi all’uso in futuro o necessitano di maggiori informazioni per farlo, ma sono comunque aperti a queste nuove forme di business. Solo il 5% degli intervistati non pensa di utilizzarli in futuro.
E di quali Servizi parliamo e quanto pesano sul panorama italiano? “Quello che emerge è uno scenario molto frammentato, ha evidenziato Capeci – Gli utenti dichiarano di aver usato le piattaforme di scambio e baratto di oggetti vari (10%), di accomodation (10%), di mobilità collettiva e condivisione di costi di viaggio (9%), di mobilità con servizi forniti da aziende/enti in abbonamento/compenso (9%), di mobilità con servizi forniti da altre persone dietro compenso (8%). Emergono anche i servizi di crowdfunding, raccolta collettiva di fondi, con un 7% di utilizzo, così come il social lending, peer-to-peer lending (4%), realtà concrete che iniziano a farsi vedere”.
“L’adozione della Sharing Economy segna un certo rallentamento. E’ un mondo in forte evoluzione, che sta delineando una sua realtà, un mondo che necessita di ridefinizione – ha continuato Capeci. Il buon livello di apertura di chi non ne ha ancora fatto uso e l’esiguità di quanti se ne discostano, permettono di predire un trend futuro di crescita. I settori della mobilità e del leisure, nonché del baratto/scambio (di oggetti vari) risultano essere particolarmente potenziali.”
“Ma quello che ci sembra importante sottolineare – ha concluso Capeci – è la necessità di ridefinizione di tutto il fenomeno. Stiamo parlando di beni o di servizi? Stiamo focalizzandoci su nuovi approcci sociali, nuovi modi di fare business fra pari, o ricomprendiamo anche i business model delle aziende che “affittano” beni per brevi periodi di tempo (un’ora o anche meno, come bike sharing o car sharing)? Il punto di vista cambia drasticamente, come cambiano le motivazioni sottese, siano esse, la solidarietà, il collaborativismo, l’approccio green, la scelta economica, la rete relazionale e sociale…dobbiamo comprendere le diverse realtà e focalizzare una singola motivazione su cui ingaggiare l’utente, unico grande giudice sul futuro dello sharing.”