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I Manager Assirm si raccontano: intervista a Stefano Lalli, Partner IZI

5 Novembre 2014

Intervista a Stefano Lalli 

Da dove nasce la passione per la ricerca?

Alla fine del liceo ho scelto di iscrivermi ad Economia e Commercio alla Sapienza. Ho scelto un piano di studi economico-sociale che prevedeva quindi più esami di Economia e Statistica e che si è concluso con una tesi di Laurea in Econometria.

Proprio mentre scrivevo la tesi di laurea mi sono ritrovato a contatto con un gruppo di giovani ricercatori che già metteva in pratica tutto quello che anche io avevo studiato.

Passare dalla teoria alla pratica; studiare per inventare nuove soluzioni; incrociare dati dopo aver passato ore a spulciare libri nelle biblioteche, a partire da quelle della Banca d’Italia e dell’Istat, per proporre una soluzione innovativa ad un problema reale: è stato allora che ho capito di aver trovato la mia strada e sono stato certo che l’avrei percorsa con la giusta dose di passione.

Il mio primo lavoro ha riguardato la definizione delle nuove rotte di trasporto da Porto Empedocle a Lampedusa. Una tratta che conoscevo molto bene per averla percorsa tante volte in vacanza in sella alla mia moto. Stime e proiezioni sulla domanda potenziale del nuovo servizio, finalizzate all’analisi costi benefici. Un primo esercizio che sarebbe diventato presto il mio pane quotidiano. 

Quali studi consiglia a un giovane che vuole avventurarsi in questo settore?

Alla luce della mia esperienza personale comincerei con lo scegliere la facoltà di Statistica. Molto importante anche la conoscenza di tutti i pacchetti statistici disponibili: sapere prima cosa c’è nella cassetta degli attrezzi nel momento in cui si passa ad affrontare un problema concreto è sicuramente utile.

Dopo di che, molta pratica e molta gavetta arricchiranno il proprio bagaglio. Sono convinto che partire dal basso, senza fermarsi all’elaborazione di dati anche se particolarmente complessa, possa dare una marcia in più. In altre parole bisogna “sporcarsi le mani” e andare a vedere come nascono i dati. Credo sia molto importante capire tutti i meccanismi che sono alla base dell’analisi statistica. Questo si può fare imparando a costruire un questionario, ad impostare un piano di campionamento, ma anche facendo interviste e facendosi intervistare.

Infine, consiglierei di scegliere un settore e specializzarsi.

Da ricercatore a capo di un istituto come è stata la sua carriera?

Beh, siamo 6 soci…..

Nel corso della propria vita lavorativa si può scegliere una carriera sul modello prevalente negli Stati Uniti che prevede una grande mobilità o, come è successo nel mio caso, restare legati alla stessa azienda e crescere insieme.

Per quanto mi riguarda, è stata una scelta molto soddisfacente. Ho potuto portare avanti i progetti che più mi appassionano e specializzarmi su alcune tematiche.

Insomma un “rapporto continuativo” felice e scambievolmente produttivo.

E’ cambiato il mondo della ricerca ? Se sì in che modo?

E’ molto cambiato. Innanzitutto non si frequentano più le biblioteche, ma la rete ed è  molto diverso anche l’approccio metodologico.

Contemporaneamente sono molto cambiati anche il mercato e la domanda di ricerca: più sondaggi, meno analisi.

Così come le gare, ormai improntate tutte sullo schema del massimo ribasso, hanno focalizzato l’attenzione dei committenti sul prezzo piuttosto che sulla qualità delle proposte. Qualche anno fa si scriveva di più e c’era maggiore attenzione ai particolari. Oggi, probabilmente, si guarda più agli slogan e meno ai risultati scientifici.

Le nuove tecnologie e internet stanno cambiando le ricerche di mercato? Rappresentano un valore aggiunto o un ostacolo?

Certamente, e come al solito, il fenomeno ha una doppia faccia. Quella positiva è sicuramente rappresentata dai nuovi strumenti di analisi e di indagine (software vari, indagini Cawi, App…) che abbiamo a disposizione.

D’altra parte, però, l’estrema facilità di reperimento dei dati, ha aumentato il rischio di ingresso sul mercato di soggetti non qualificati che vendono dati poco attendibili, con scarso o nullo rigore scientifico.

Per fortuna Assirm è intervenuta proprio per porre un freno a questo fenomeno chiarendo, anche al grande pubblico, quali siano le reali prerogative di un sondaggio/ricerca fatta con rigore scientifico rispetto a tutto ciò che spesso si tenta di presentare come tale.

Come secondo lei la ricerca può rappresentare un valore strategico per il Sistema-Paese?

La ricerca va rilanciata e deve tornare ad essere uno strumento per supportare decisioni politiche e strategie complesse e non per avvalorare tesi preconfezionate.

Sarebbe importante tornare ad una programmazione dal basso che dia spazio ad interventi a forte convenienza economica e sociale. Una politica di questo tipo non può che essere fondata su dati corretti e attendibili. La ricerca è quindi strategica per lo sviluppo del Paese e per la finalizzazione delle poche risorse finanziarie disponibili.

23 - Lalli - IZI - 5 novembre 2014.pdf