Market Research Professional Portraits – Episodio 8: Social Media Analyst
La progressiva digitalizzazione delle interazioni sociali e la crescente diffusione delle piattaforme online hanno modificato radicalmente il modo in cui individui e organizzazioni comunicano, si informano e costruiscono opinioni. Nei primi anni dei social network, la presenza delle aziende su questi canali era prevalentemente orientata alla promozione, alla visibilità o a forme elementari di customer care. Con l’aumentare dei volumi di conversazione, della velocità di propagazione dei contenuti e della loro influenza sui comportamenti di acquisto, è divenuto chiaro che quel flusso di informazioni rappresentava una fonte preziosa di conoscenza.
È in questo scenario che si è affermata la figura del Social Media Analyst: un professionista nato dall’incontro tra competenze analitiche, capacità interpretative e conoscenza profonda delle dinamiche digitali. Se il Social Media Manager si occupa di gestire la presenza del brand e la relazione con le community, il Social Media Analyst è colui che legge, misura, struttura e interpreta ciò che accade nei social media per produrre insight utili ai processi decisionali.
La professione prende forma in un contesto di crescente consapevolezza che i dati digitali non sono soltanto metriche di visibilità o gradimento, ma segnali complessi che permettono di comprendere percezioni, aspettative, bisogni e orientamenti culturali. La sua evoluzione è stata favorita dall’introduzione di piattaforme avanzate di social listening, da metodi computazionali più sofisticati (analisi semantiche, modelli predittivi, clustering comportamentali ecc.) e dall’integrazione sempre più stretta tra marketing, comunicazione e ricerca di mercato.
Il valore aggiunto del Social Media Analyst nelle società di ricerche di mercato
I dati provenienti dai social sono – per natura – spontanei, continui e non sollecitati. Offrono quindi un punto di vista complementare rispetto a strumenti tradizionali consolidati come le indagini campionarie o le analisi qualitative strutturate. All’interno delle imprese che si occupano di ricerche di mercato, il Social Media Analyst svolge quindi una funzione di amplificazione interpretativa e analitica di quanto rilevabile nel mondo social, e nel mondo internet in generale.
Il valore aggiunto principale risiede nella capacità di trasformare grandi quantità di dati non strutturati – commenti, post, recensioni, discussioni, messaggi brevi o contenuti video – in sistemi informativi coerenti e interpretabili. Questo processo richiede sensibilità metodologica e consapevolezza del contesto. I dati digitali non sono neutrali, ma espressione di linguaggi impliciti, dinamiche culturali e appartenenze comunitarie. Il Social Media Analyst distingue ciò che è rilevante da ciò che è rumore, individua pattern ricorrenti, interpreta segnali deboli e mutamenti discorsivi. La sua funzione non è semplicemente contare le conversazioni, ma attribuire loro senso, collocandole in dinamiche sociali più ampie.
Tradurre dati in insight significa, dunque, interpretare: dal fluire caotico delle interazioni digitali emergono percezioni, narrazioni e aspettative che, se sistematizzate, diventano materiali strategici per marketing, comunicazione, posizionamento competitivo e progettazione della ricerca.
Un profilo professionale fondato sull’aggiornamento continuo
La velocità con cui cambiano linguaggi, culture digitali e regole di funzionamento delle piattaforme rende l’aggiornamento un requisito intrinseco alla professione. Non si tratta solo di conoscere nuovi strumenti, ma di sviluppare una sensibilità costante verso le forme espressive e discorsive che emergono online. Significa comprendere l’evoluzione dei registri comunicativi, dei format e dei codici relazionali propri delle community; seguire le modifiche degli algoritmi che determinano la visibilità dei contenuti; e mantenere la capacità di integrare l’analisi social con i metodi tradizionali della ricerca di mercato, per collocare gli insight digitali in modelli interpretativi solidi. L’aggiornamento è quindi un processo continuo di osservazione, studio e adattamento.
Cosa monitora il Social Media Analyst nel contesto della ricerca di mercato
Il Social Media Analyst – una volta definito un tema oggetto di analisi – osserva il discorso sociale nel suo divenire. Valuta quanto e come si parla di quel tema, distinguendo momenti di intensificazione o attenuazione del dibattito; studia il sentiment e i modi in cui emozioni e giudizi si manifestano; identifica argomenti emergenti e modalità collettive di inquadramento dei fenomeni; analizza le strutture relazionali che determinano l’influenza discorsiva. Ciò che importa non solamente è la quantità delle conversazioni, ma la forma che esse assumono: chi influenza chi, quali narrazioni dominano, quali tensioni attraversano i gruppi, quali linguaggi emergono o scompaiono. Un’analisi che non prenda in esame questi aspetti produce numeri, non conoscenza.
Standard etici e responsabilità della professione
L’analisi dei social media non può prescindere da considerazioni etiche sostanziali:
- Rispetto della privacy e dei diritti degli utenti.
- Trasparenza nelle metodologie di raccolta e trattamento dei dati.
- Consapevolezza dei bias algoritmici che influenzano la visibilità dei contenuti.
- Chiarezza nella distinzione tra osservazione e intervento: non si deve mai manipolare le conversazioni per “produrre dati”.
Un Social Media Analyst competente non solo analizza i dati, ma interroga criticamente il modo in cui quei dati sono stati generati.
Connessione con le ricerche di mercato tradizionali
L’integrazione tra analisi social e ricerca tradizionale produce un sistema conoscitivo più ricco. Le conversazioni digitali consentono di individuare precocemente trend, temi, sentimenti e motivazioni; la ricerca quantitativa permette di verificarne la diffusione statistica; la ricerca qualitativa consente di approfondirne le ragioni più profonde. Il flusso è bidirezionale: il digitale suggerisce cosa indagare, la ricerca tradizionale conferma, struttura e interpreta.
Perché questa integrazione sia stabile e riconosciuta è necessario:
- consolidare le competenze professionali,
- definire standard condivisi nel trattamento dei dati spontanei,
- creare contesti di confronto professionale,
- promuovere percorsi formativi che integrino analisi qualitativa, quantitativa e computazionale.
Il consolidamento delle competenze professionali non deve tradursi in rigidità, ma deve convergere verso un processo di maturità della disciplina.
Social Media Analyst e Social Media Manager: due ruoli distinti e complementari
Sebbene spesso percepiti come ruoli contigui, il social media manager e il social media analyst rispondono a esigenze diverse e complementari all’interno dell’organizzazione. Il primo ha una funzione più orientata all’azione: costruisce la presenza digitale dell’azienda, definisce i contenuti, stabilisce lo stile comunicativo e gestisce quotidianamente l’interazione con le community. Il suo compito principale è mantenere coerenza tra identità del brand e voce online, assicurando che la comunicazione sia efficace, riconoscibile e in linea con gli obiettivi strategici.
Il social media manager opera generalmente in diversi settori di mercato, prevalentemente in quelli dove è presente l’azienda per la quale lavora. Il social media analyst è invece una figura più tagliata per il settore delle ricerche di mercato e opera prevalentemente sul piano dell’interpretazione. Non interviene direttamente nella gestione dei contenuti, ma osserva, misura e analizza le interazioni che si generano online. Il suo ruolo è comprendere il “come” e il “perché” le persone parlano di un brand, un tema o un settore. Attraverso strumenti analitici, valutazioni di sentiment e identificazione di trend e narrazioni emergenti, il social media analyst trasforma il flusso continuo e caotico dei dati digitali in insight strutturati, utili a supportare decisioni di marketing e di ricerca.
In sintesi, se il social media manager agisce, il social media analyst comprende. Uno costruisce e modella la presenza dell’organizzazione negli ambienti digitali, l’altro ne osserva gli effetti e li restituisce come conoscenza strategica. La loro relazione è di complementarità: la qualità dell’azione dipende dalla profondità dell’analisi, e la qualità dell’analisi trae valore dalla consapevolezza di come l’organizzazione comunica e si posiziona. È in questo dialogo, continuo e circolare, che la ricerca di mercato trova nuove e affascinanti frontiere.

