
Market Research Professional Portraits-Episodio 5: il Reperitore
Il primo custode della qualità nella ricerca di mercato
C’è una figura che, pur restando spesso lontana dai riflettori, determina il successo o il fallimento di una ricerca di mercato. È il reperitore, professionista chiave, strategico, responsabile della prima e più delicata fase dell’intero processo: l’individuazione, la selezione e la validazione dei partecipanti alla ricerca.
Il suo è un ruolo cruciale, che va ben oltre l’operatività. Il reperitore è il primo garante della qualità dei dati raccolti, colui che, selezionando i partecipanti, si fa carico della coerenza del campione con il disegno di ricerca, dell’autenticità delle informazioni e della correttezza procedurale. Nessuna metodologia, per quanto sofisticata, può generare valore senza un reperimento fatto con rigore, attenzione e consapevolezza.
Chi svolge la professione di reperitore sa che la qualità della propria attività sarà misurata attraverso parametri precisi:
- Accuratezza nella selezione: il partecipante rispecchia effettivamente i criteri di selezione definiti?
- Autenticità: la persona è genuina e realmente interessata, oltre che economicamente incentivata?
- Unicità: il partecipante è già stato coinvolto recentemente in ricerche simili?
- Disponibilità reale: il partecipante è concretamente disponibile a prendere parte al progetto nel modo e nei tempi previsti?
Quindi, il “buon reperitore” sa che non è sufficiente che i nominativi siano completi o numericamente adeguati, ma devono essere corretti, in target, significativi e funzionali al disegno di ricerca.
La “qualità”, nel reperimento, non è un concetto astratto. È una prassi concreta, fatta di controllo, metodo, responsabilità. Per essere tale, non può limitarsi al rispetto di regole formali: deve garantire che ogni passaggio del processo contribuisca a generare dati attendibili, pertinenti e rappresentativi.
Questo significa che il reperitore non lavora mai da solo: opera all’interno di un sistema strutturato di controlli, che ne amplifica la responsabilità e la portata strategica. Dalla condivisione del brief con il team alla validazione degli script di screening, dai controlli incrociati durante la raccolta dei dati ai report ex-post con tutte le anomalie tracciate: ogni attività passa per le sue mani e dalla sua capacità di interpretare i segnali, gestire gli imprevisti, prevenire le derive.
In questo contesto ASSIRM riconosce pienamente questo valore e sottolinea la necessità di valorizzare la figura del reperitore, investendo nella sua formazione, nel suo aggiornamento continuo e nel suo riconoscimento professionale.
Strumenti come Cerqua, la piattaforma ASSIRM per il controllo dell’unicità dei partecipanti, sono fondamentali. Ma nulla può sostituire l’intuito, la sensibilità e la cura del reperitore. Solo lui o lei può riconoscere la coerenza delle risposte, cogliere le incongruenze e calibrare la composizione del campione, dialogare con i partecipanti e monitorarne il coinvolgimento reale.
Il ruolo strategico del reperitore: competenze e responsabilità
Oggi più che mai, in un contesto che richiede rigore, trasparenza e tempestività, il reperitore deve essere considerato un protagonista consapevole e riconosciuto. E la qualità – lo sappiamo – non nasce mai per caso: è il frutto di processi condivisi, cultura professionale, etica del dato. Coinvolge tutti gli attori: ricercatori, clienti, supervisori. Ma comincia sempre da lì: dal reperimento.
Il reperitore quindi non è semplicemente una figura operativa, ma una professione strategica, capace di interpretare il concetto stesso di qualità della ricerca. Le competenze richieste vanno ben oltre il piano operativo, sono indispensabili:
- Ottime capacità comunicative e relazionali
- Sensibilità e prontezza nella gestione degli imprevisti
- Precisione e attenzione ai dettagli
- Conoscenza delle tecniche di screening
- Capacità organizzative e di gestione del tempo
- Familiarità con strumenti digitali e CRM.
Per questo ASSIRM afferma con convinzione che un reperimento di qualità è il primo atto di rispetto verso il cliente, il mercato e la ricerca stessa. E che il reperitore non è, e non deve essere più, invisibile. È il primo custode della qualità della ricerca di mercato.